Lo smart working conviene davvero alle aziende? Cosa dicono i numeri
Prima di addentrarci nei numeri dello smart working e in diversi casi studio che hanno dimostrato quanto già detto nel titolo, facciamo un piccolo ripasso e vediamo in cosa consiste. Il cosiddetto lavoro agile è infatti ben diverso dal telelavoro, nonostante spesso vengano confusi, complice la pandemia e la confusione che ha portato in certa misura anche in questo ambito.
I teleworkers lavorano da una postazione precedentemente concordata con l’azienda e svolgono le loro attività seguendo gli orari aziendali. Chi, invece, è in smart working ha piena libertà sul luogo e l’orario durante il quale svolgere il proprio lavoro. La sua performance e il suo stipendio non sono più valutati su base oraria ma a seconda dell’obiettivo lavorativo fissato con il datore. Questo, fermo restando che lo smart worker deve essere retribuito al pari di un lavoratore che svolge le stesse funzioni all’interno dell’azienda.Ora che abbiamo spolverato la memoria, possiamo procedere e capire perché sia una modalità di lavoro vantaggiosa e non solo per i dipendenti.
Il lavoro agile è un vero vantaggio per le imprese
A beneficiare dello smart working, contrariamente a quanto si possa pensare, sono infatti per lo più le aziende. A partire dal fatto che i loro dipendenti sono più produttivi: secondo uno studio svolto dall’Osservatorio del Politecnico di Milano nel 2019, infatti, ogni dipendente in smart working ha aumentato la sua produttività di circa il 15%. Questo dato, tradotto in numeri, significa un’entrata di circa 13,7 miliardi in più all’anno per le aziende. Una cifra raggiungibile attivando lo smart working solo per il 22% del totale degli occupati in Italia. Figuriamoci se questa percentuale dovesse aumentare!
Analogamente, non è da tralasciare il dato sull’assenteismo. Da quando è possibile lavorare in smart working, il numero degli assenteisti si è ridotto del 20% ed è aumentata invece la disponibilità dei lavoratori. Avere meno stress ed essere più soddisfatti e con un maggiore equilibrio tra lavoro e vita, non giova dunque solo ai dipendenti, anzi.
Aumento di produttività e la riduzione delle spese
Un altro vantaggio non trascurabile è infatti il taglio dei costi per gli uffici e il loro mantenimento, che si aggira attorno al 30%. Rendere possibile far lavorare le persone ovunque esse siano, aiuta a spendere meno per le sedi, sia riducendone il numero. Bollette di luce, acqua e gas inoltre sono notevolmente più leggere. L’impresa può così diminuire le spese anche per le auto aziendali, la mensa e i buoni pasto in quanto, lavorando da casa, non sono più necessarie al dipendente. È stato stimato che sommando i diversi fattori, un’azienda può arrivare a risparmiare fino a 10 mila euro per ogni individuo a cui permette di lavorare in smart working.
Ulteriore punto a favore del lavoro da remoto è la possibilità di assumere, anche se geograficamente distante, la persona più qualificata per una specifica carica. La ricerca dei talenti è quindi molto più semplice. Dunque, valutando attentamente dove è possibile adottarlo, il lavoro agile sembra una scelta vincente e da incentivare.
Criticità dello smart working
Ovviamente però, lo smart working non è solo rose e fiori. Sono state riscontrate varie difficoltà legate a questa modalità di lavoro in più di un ambito, sia da parte delle imprese, sia da parte dei dipendenti. Questi ultimi lamentano per lo più la richiesta di una reperibilità costante che ha riportato al centro dei dibattiti la discussione sul diritto alla disconnessione.
Una piccola percentuale ha poi registrato una crescente sensazione di isolamento, specie durante la fase più acuta della pandemia. È effettivamente innegabile che l’azienda, oltre il luogo di lavoro, rappresenti anche un importante luogo di aggregazione. Entrambe le problematiche però, fortunatamente, hanno interessato una parte ristretta di lavoratori a fronte di tutti gli occupati.
I disagi più grandi e permeanti sono stati visti proprio nelle imprese. Molte sono state colte impreparate sul fronte della digitalizzazione, il che comporta non pochi problemi anche per un rapporto lavorativo in smart working. L’inadeguatezza sia degli strumenti sia della formazione di dirigenti e personale in campo digitale è un qualcosa su cui si deve assolutamente lavorare. Molto da fare c’è anche sul versante privacy e cyber-sicurezza delle aziende, che per lo più non sono protette da attacchi informatici esterni e non sanno o non sono in grado di gestirli.
Di diverso ambito sono invece le problematiche legate all’amministrazione. Si è notata, da parte di manager e superiori, una certa difficoltà a strutturare il lavoro per obiettivi o a fidarsi dei propri dipendenti. È così sorto il quesito di come monitorare l’andamento delle attività lavorative. Collegata sia ad un fattore amministrativo-organizzativo che digitale è stata infine la questione della condivisione delle informazioni all’interno dei team, spesso difficile a causa di competenze o tool insufficienti e inadatti.
Lavoro in presenza e smart working: vince il modello ibrido
Bilanciando gli aspetti positivi con quelli negativi è abbastanza intuitivo capire che non è necessario un ritorno in ufficio full time. Piuttosto, sta avendo grande successo il modello ibrido di lavoro in presenza alternato a lavoro da casa. Ogni azienda, a seconda della sua funzione e organizzazione, si sta attrezzando per far coesistere e ben integrare lo smart working con il lavoro d’ufficio.
In tal modo si può usufruire di gran parte dei vantaggi e minimizzare gli svantaggi. Tutto sta nel trovare il giusto equilibrio tra i giorni di presenza e quelli per il lavoro da remoto e, perché no, anche nel rimodellare gli spazi fisici. Uffici che offrano qualcosa di più rispetto alla sola postazione di lavoro saranno certamente luoghi in cui rivedersi per qualche giorno alla settimana sarà ancora più bello e confortevole.
Sicuramente ammortizzare l’essere rimasti molto indietro in campo digitale non è semplice né immediato. Tuttavia, con la giusta consapevolezza e ponderando le azioni da intraprendere, facendo anche una scala delle priorità, sicuramente molte aziende saranno in grado di superare questa difficoltà.
A testimonianza di come il lavoro agile stia migliorando persone e imprese ci sono moltissimi esempi, a partire da colossi come Google e Meta. La formula che lascia aperta la scelta di lavorare da casa o altrove per 2-3 volte alla settimana si sta affermando vincente e sembra dare ottimi risultati. Siamo certi e fiduciosi che le nostre aziende sapranno cogliere la sfida e instradarsi verso modelli a loro congeniali, altrettanto benefici per i loro dipendenti.
3 ulteriori buoni motivi per scegliere (tutti) lo smart working
Oltre tutti i vantaggi che abbiamo già visto offre questa modalità lavorativa, non sono da sottovalutare i suoi effetti collaterali, positivi e di grande impatto.
- Taglio costi CO2: la globale riduzione degli spostamenti che ne deriva, ha una ricaduta di non poco conto sull’ambiente. Ci si sposta di meno o comunque evitando la generazione di lunghe code di automobili, il che diminuisce la produzione di anidride carbonica e migliora la qualità dell’aria. Facciamo bene all’ambiente e guadagniamo in salute, non solo fisica se ci evitiamo lo stress da traffico.
- Ripopolazione demografica: le zone che andavano incontro ad un desolante spopolamento, come molti borghi o tante aree del sud, possono tornare ad essere abitate. Si può invertire la rotta dell’emigrazione e puntare ad una maggiore sostenibilità e una migliore qualità di vita di tutti i centri abitati.
- Migliore vivibilità delle metropoli: queste, come le grandi città, hanno visto un aumento esponenziale dei loro abitanti, tanto da essere ad un passo dal sovrappopolamento. Con l’uso sistematico e organizzato dello smart working, potrebbero divenire più appetibili le seconde case o il ritorno alle proprie città d’origine. Di conseguenza, le metropoli tornerebbero ad essere più vivibili e godibili. Essendo prese meno d’assalto, potrebbero anche reinventare la loro economia in modo più sostenibile. Invece che sugli uffici, puntare su affitti meno cari e un’attrazione incentrata sui servizi offerti e su iniziative più attente alle nuove sensibilità, non sarebbe un cattivo inizio.
Gli elementi a favore dello smart working sono quindi moltissimi e superano di gran lunga le criticità. Per rimediare a queste, infatti, sono necessari “solo” massicci investimenti sul digitale e sulla formazione e una buona organizzazione.
(fonte immagine: Yandex)
6 Ottobre 2022